Nella Chiesa Ortodossa il primo giorno dopo la Pentecoste è la glorificazione della Santa Trinità e il lunedì porta proprio questo nome. Per questo motivo la festa della Trinità e la Pentecoste sono legate tra di lor, le due icone sono molto diverse per contenuto iconografico, ma unite tra loro per significato teologico. La Chiesa Ortodossa ha elaborato l’icona tradizionale della Santa Trinità richiamandosi alla scena biblica nella quale tre pellegrini appaiono ad Abramo preso la quercia di Mamre (Gen 18, 1-16). Per puntualizzare la loro appartenenza al mondo celeste, i pellegrini sono raffigurati sotto forma di angeli, con le ali, perché prima dell’incarnazione del Salvatore ogni teofania prendeva una forma angelica. Un’icona molto conosciuta è quella del monaco russo Andrej Rublëv (1370-1430). Per mostrare che la Trinità viene dal mondo celeste sulla terra, le persone sono disegnate come angeli alati. Sono state scritte tante cose sull’identificazione dei tre personaggi della Trinità: quale sarebbe l’angelo che rappresenta il Padre, quale il Figlio e quale lo Spirito Santo. Il mistero di quest’icona non è risolto, perché nell’episodio in cui Abramo vide le tre persone, adorò un’unità. Gli Angeli sono in perfetta uguaglianza, per cui è molto difficile definire la persona divina rappresentata da ciascuno di essi. Essi stanno seduti a tavola l’uno accanto all’altro, per sottolineare l’identità delle Persone della Santa Trinità. Ognuno dei tre angeli ha in mano un bastone lungo, molto sottile, che identifica in ogni persona divina un viaggiatore, un pellegrino. Nascono due interpretazioni per quanto riguarda le Persone della Trinità. Da una parte i teologi Uspensky e Lossky, partendo dalla verità teologica del Credo: „Credo in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo”, affermano: „L’immagine centrale dove dietro c’è la quercia di Mamre (l’albero della vita) corrisponde al Figlio, con una veste rossa e blu. All’immagine del monte corrisponde lo Spirito Santo con il manto verde e all’immagine del Tempio corrisponde il Padre, misterioso ed irriconoscibile anche nel manto colore lilla”. Il teologo russo Evdochimov, partendo dalla testimonianza di Stefano di Perm, afferma: „Ogni persona ha il suo segno indicato dagli scettri che attirano lo sguardo verso questi simboli. Dietro il Padre c’è l’albero della vita, la sorgente: secondo Sant’Isacco „l’albero della vita è l’amore trinitario dal quale Adamo è caduto. Lo scettro del Cristo mostra la casa, la chiesa, corpo del Cristo. Lo Spirito Santo si staglia sullo sfondo delle rocce, atmosfera degli spazi e delle cime profetiche”. La dolcezza delle linee dell’angelo di destra ha qualcosa di materno. Egli è il Consolatore, lo Spirito Santo, Spirito di Verità, egli dà la vita e in Lui tutto ha origine. La mano destra cadente dell’angelo di destra indica la direzione della benedizione. Il Padre piega la testa verso il Figlio, sembra che parli con Lui dell’Agnello sacrificato, il cui sacrificio culmina nel calice che Egli benedice. I volti e i corpi quasi identici degli angeli rivelano la natura unica delle tre Persone divine e mostrano che questa icona non vuole affatto individualizzare ognuna delle tre Persone della Santa Trinità.
I gesti delle mani sono rivolti verso il calice eucaristico che contiene la testa di un animale sacrificato, posto sulla tavola candida come su un altare. Su questo calice, che prefigura il volontario sacrificio del Figlio di Dio, convergono i gesti delle mani degli angeli, indicando l’unità nella volontà e l’azione della Santa Trinità che ha stipulato un’alleanza con Abramo. Le figure dei tre personaggi sono inserite in un cerchio che rende la composizione perfetta anche dal punto di vista geometrico. L’icona non costituisce un ritratto della Trinità, ma vuol esprimere la rotazione dell’amore che circola tra le tre Persone divine, che in greco si chiama perichoresis. La genialità di Rublëv consiste nel fatto di aver realizzato un’icona che per la prima volta non solo rappresenta tutte le Tre Ipostasi divine, ma ciascuna di esse appare nella sua particolarità inconfondibile, nella relazione con le altre, cioè partendo dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito.
- Pavel Evdokimov, l’Uomo icona di Cristo, Editrice Ancora, Milano, 2003.
- Uspensky Leonid e Vladimir Lossky, Călăuziri în lumea icoanei, traducere din limba engleză de Anca Popescu, Editura Sofia, Bucureşti, 2003.
- Uspenskij Leonid e Vladimir Losskij, Il senso delle icone, traduzione dal francese di Maria Grayia Balyarini, Editoriale Jaca Book, Milano, 2007.
- Gabriel Bunge, Icoana Sfìntei Treimi a cuviosului Andrei Rubljòv sau „Celătalt Paraclet”, Editura Deisis, Bucureşti, 2006.
Dal libro: La teologia dell’icona e degli affreschi murali delle dodici feste nel Nord della Moldavia (secoli XV-XVI) di padre Pompiliu Nacu