Una persona che entra in una chiesa ortodossa vede sempre sulle porte centrali dell’iconostasi la scena dell’Annunciazione: sul battente destro c’è l’icona della Vergine Maria e sul battente sinistro l’arcangelo Gabriele. L’idea centrale che vuole sottolineare l’immagine dell’Annunciazione (in greco “Buona Notizia”) è “l’inizio dell’ingresso del Logos di Dio nell’umanità attraverso il grande mistero dell’Incarnazione”. L’evento indica, che non siamo più soli, poiché Dio si è fatto uomo e ha lasciato cosi la sua presenza vittoriosa nel mondo, fino alla fine dei secoli. La festa annuncia l’apertura delle porte dei cieli, durante la quale il Figlio di Dio viene nel mondo per dissipare le tenebre e le notti, in cui si trovavano i popoli; oggi è l’inizio della nostra salvezza, cosi come si canta nel tropario della festa: “Oggi ha inizio la nostra salvezza e la manifestazione dell’eterno mistero; il Figlio di Dio diventa Figlio della Vergine e Gabriele annunzia la grazia”. La festa è celebrata il 25 marzo, giorno dell’equinozio di primavera secondo le concezioni degli antichi, nove mesi esatti prima della Natività (25 dicembre) e sei mesi dopo il concepimento di Giovanni Battista (23 settembre). La festa cade sempre nella Grande Quaresima, quando gli ortodossi digiunano, ma in quel giorno e consentito di mangiare pesce. Dal punto di vista storico questa festa è una delle più antiche era celebrata già nel terzo secolo. L’icona dell’Annunciazione è una delle più antiche rappresentazioni murali cristiane. Testimonianza di questo, è un affresco nella catacomba di Priscilla a Roma, risalente al secondo secolo, dove l’Annunciazione è raffigurata al centro del soffitto di un cubicolo dove sono diverse scene del Antico e del Nuovo Testamento. Durante la costruzione della nuova basilica a Nazareth progettata dall’architetto italiano Giovanni Muzio (1969), gli archeologi francescani Bellarmino Bagatti ed Emmanuele Testa, hanno scoperto la “grotta dell’Annunciazione” ed era stata scoperta una delle primissime chiese cristiane del II secolo. Su una delle pareti di quella grotta-chiesa, in graffito, era inciso il celebre graffito XE “χαῆρε Maria” che significa Ave Maria, dove nel V secolo sarà costruita una basilica sulla grotta dell’Annunciazione. In un primo momento la memoria della festa si faceva, sia in Oriente, che in Occidente nella domenica prima di Natale, ma poi la vesta diventerà autonoma, cosi come si riflette nelle due omelie di San Gregorio di Nisa. Abbiamo notizie della festa celebrata al 25 marzo, durante la Quaresima, al Sinodo di Trullo – Costantinopoli (692), dove nel canone 52, si ricorda che in giorno dell’Annunciazione non si celebra la Liturgia dei Presantificati.
Maria è chiamata dal arcangelo Gabriele “Piena di grazia”, “abisso insondabile”, “ponte che conduce ai cieli”, “scala che unisce cielo con la terra” e “Nuova Eva”. Tutti questi appellativi esprimono teologicamente il momento in cui la Vergine accoglie la divinità in se stessa.
La parola “Rallegrati – gioisce” è un saluto di Dio unico. Nella Bibbia troviamo il termine “non temere ”. Con queste parole l’angelo prepara la rivelazione del grande mistero. Ciò che Mosè desiderava, Maria riceve come un dono. Maria ha trovato presso Dio una grazia ben più grande di quella che Mosè aveva osato chiedere; ha trovato tanta grazia da essere piena di tutta grazia. L’angelo annuncia a Maria messaggio che e giunto il momento promesso, ciò rallegrati come Dio stesso si rallegra, partecipa alla sua gioia. In una preghiera ortodossa chiamata “Acatisto” i fedeli e il sacerdote cantano: “Rallegrati o Signora. Rallegrati, vergine purissima! Rallegrati, vaso che contiene Dio! Rallegrati, candelabro della luce, restaurazione di Adamo, liberazione di Eva! Rallegrati monte santo, santuario splendente! Rallegrati, camera nuziale dell’immortalità!”.
Padre Pompiliu Nacu